Skip links

Può essere

Le pitture di Diana Joppini e le sculture di Gianmario Togni alla Galleria Amici dell’Arte di Brissago – Vernice 6 maggio 2017

 

Tra la modalità espositiva della personale e quella della collettiva la soluzione del binomio qui proposto ci sembra particolarmente intrigante.

Ad attuare questa soluzione del sodalizio artistico ci hanno pensato due artisti nella fattispecie una pittrice Diana Joppini attiva in quel di Gordola e rispettivamente uno scultore Gianmario Togni operante nella frazione verzaschese di San Bartolomeo.

I due protagonisti della mostra che ci apprestiamo ad inaugurare, solo apparentemente distanti per poetiche e modalità creative frequentate e esibite, per l’occasione ci offrono una selezionata scelta della loro produzione più o meno recente.

Al primo sguardo quanto detto a proposito del connubio   si svela essere pagante non fosse altro per il perfetto e conseguito equilibrio che si coglie tra le opere appese, i dipinti, e le opere dislocate nello spazio, le sculture, le une complementari alle altre e viceversa a voler come dialogare fra di loro in una sorta di rimandi continui per cui si passa con naturalezza dal piano bidimensionale a quello tridimensionale.

…..

Un pensiero, una dichiarazione d’intenti, dichiarati dalla stessa autrice quando afferma di trovare un nesso stretto tra la stratificazione graduale della materia e l’esistenza che si compie per successivi passaggi, per sovrapposizioni di esperienze d’ogni genere.

Nel muoversi all’interno di questi magmi fascinosi di materia colorata a cui si aggiungono dei materiali applicati in particolare delle carte nella forma di collage, Diana Joppini dà vita ad un universo in cui l’imprevisto, la casualità, l’incompatibilità medesima delle sostanze impiegate, gli accidenti tecnici non sono da intendere come dei limiti bensì delle risorse a cui la nostra dà seguito nel cercare di sfruttarli al meglio attraverso un affinamento della traccia suggerente un dato sviluppo.dell’immagine in divenire in direzione di quel “Può essere” che figura come titolazione della mostra e che ben s’addice al comune tipo di approccio.